Impatto della carenza dei chip sui fornitori svizzeri

La situazione si complica

Impatto della carenza dei chip sui fornitori svizzeri

22 ottobre 2021 agvs-upsa.ch – La crisi mondiale dei semiconduttori impone la chiusura degli stabilimenti produttivi. Perché i produttori di chip non danno la colpa solo al coronavirus e come la carenza di chip colpisce i subfornitori e i garagisti svizzeri.

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Come previsto dalla società di consulenza Alix Partners, quest’anno il settore dell’auto potrebbe perdere 210 miliardi di dollari USA a causa della carenza di semiconduttori. Foto: Porsche

cym. A dire il vero, il mercato dell’auto avrebbe dovuto riprendersi dopo l’allentamento delle misure di contenimento del coronavirus. Ma il comparto è scivolato verso la crisi successiva: da luglio tutto il mondo è tenuto in scacco da una carenza di chip. Anche i garagisti e i fornitori svizzeri ne risentono sempre di più. I primi fornitori nazionali, come Autoneum di Sevelen SG, SFS di Heerbrugg SG e Feintool, hanno già dovuto annunciare il lavoro ridotto. Mentre, secondo un sondaggio, aziende come Georg Fischer e Adval Tech stanno considerando questa misura, Lem non ne parla.

La situazione si aggrava ulteriormente a causa del boom della domanda di auto nuove e quindi anche di chip. Si tratta quindi di ridurre l’elevato volume di ordini. L’enorme carenza si ripercuote sulle cifre: gli esperti prevedono cali del fatturato di svariati miliardi. È del tutto fuori questione pensare di potersi solo avvicinare ai 14 milioni di nuove immatricolazioni registrate prima della pandemia. A settembre le nuove immatricolazioni nell’Europa occidentale, pari a 887 000 vetture, hanno subito un calo del 33% rispetto ai mediocri mesi di settembre tra il 2015 e il 2019. In Gran Bretagna le nuove immatricolazioni sono crollate addirittura del 49%. Francia e Spagna segnalano una contrazione rispettivamente del 20% e del 25%.

La crisi dovrebbe «proseguire fino al 2022 inoltrato», dichiara Peter Schiefer, capo di Infineon Automotive, alla rivista Automobilwoche. Anche TSCM, il più grande produttore di chip al mondo, si attende ulteriori colli di bottiglia per il prossimo anno. E tutto questo nonostante gli enormi investimenti effettuati per incrementare la produzione di chip. TSCM a Taiwan prevede investimenti per 100 miliardi di euro. Anche Samsung e Globalfoundries stanno investendo miliardi in nuovi macchinari. Va tuttavia tenuto presente che il tempo di produzione di un chip va da i tre a sei mesi. L’espansione della capacità richiede ancora più tempo.

Secondo i responsabili decisionali di Infineon (Peter Schiefer) e NXP (Kurt Sievers)  la carenza di chip non è da attribuire esclusivamente alla pandemia, piuttosto si dovrebbe migliorare lo scambio tra la produzione di automobili e quella di chip. È auspicabile una pianificazione del fabbisogno per un periodo di 18 mesi. Occorrono più trasparenza e un migliore scambio di informazioni con i clienti per prevedere meglio una crescita della domanda di queste dimensioni.
 
Le linee di produzione si fermano
A causa della crisi di chip, i tempi di attesa per la consegna di auto nuove o ricambi sono sempre più lunghi per i garagisti svizzeri e i clienti, di conseguenza, devono pazientare. Infatti, senza chip, le auto non vengono prodotte. Numerosi marchi, anche all'estero, riferiscono in quale modo la crisi dei semiconduttori frena la produzione. Secondo la rivista specializzata tedesca «Automobilwoche», le linee di produzione di BMW, Audi, Opel o Skoda sono ferme.

Audi prolunga il lavoro ridotto, poiché deve affrontare enormi cali della produzione. Alcune linee di montaggio sono ferme già da lungo tempo. Altri modelli vengono prodotti solo in turni singoli. Anche lo stabilimento BMW più grande d’Europa vicino a Monaco di Baviera è interessato dalla situazione e Opel chiuderà il suo stabilimento di produzione di Eisenach (D) sino alla fine dell’anno.

Skoda fornisce cifre concrete e prevede che quest’anno produrrà 250 000 auto in meno. Inoltre, devono essere prima ultimate le auto quasi pronte disponibili in stock senza chip. Dal canto suo, la casa automobilistica francese Renault teme che entro la fine dell’anno usciranno dalle catene di montaggio almeno 300 000 veicoli in meno.

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Foto: VW
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